Un luogo non è soltanto uno spazio dove vivere, ma una proiezione di noi stessi. C’era già un forte desiderio di natura e armonia dentro di noi ma quando siamo arrivati nel cuore della val d’Orcia, ci siamo accorti che tale aspirazione era d’improvviso realtà.
In un assolato pomeriggio estivo stavamo viaggiando lungo le strade di questo fantastico territorio contrassegnato da dolci colline verdi e file ordinate di viti, quando ci siamo imbattuti in qualcosa di particolare che ci ha attratto verso di sé. A metà di un rettilineo sulla strada per Pienza il nostro sguardo venne colpito da un casolare abbandonato. Un tipico casale immerso nella quiete toscana.
Ci siamo soffermati e ci siamo avvicinati: c’era qualcosa di affascinante in quel luogo, quell’edificio nella sua condizione di apparente abbandono mostrava una strana e rara fierezza, segni di un passato rurale forte ed imponente.
Il vento soffiava tra i rami delle vicine querce secolari e modulato dai rami e dalle foglie sembrava produrre dei suoni, simili a flebili lamenti. Ci siamo guardati stupiti dal fascino che quel luogo emanava e siamo entrati. Le antiche scale, il pavimento in cotto, i segni di un enorme camino ed infine la grande stalla con le sue mangiatoie in pietra: tutto era rimasto lì immutato per tanti anni, come sospeso in attesa che qualcuno come noi entrasse e ne venisse attratto.
Un luogo non è soltanto uno spazio dove vivere, ma una proiezione di noi stessi. C’era già un forte desiderio di natura e armonia dentro di noi ma quando siamo arrivati nel cuore della val d’Orcia, ci siamo accorti che tale aspirazione era d’improvviso realtà
Ci siamo guardati ed abbiamo sorriso, e solo allora abbiamo capito che anche se non eravamo venuti in Toscana per acquistare un vecchio casolare abbandonato, stavamo per farlo.
Certo non è stato facile. Non potevamo immaginare la montagna di carte da riempire, le proprietà divise da riunire, la mole di investimenti da pianificare e i problemi architettonici da risolvere, ma ormai quel fiero podere abbandonato ci era entrato dentro come noi eravamo entrati dentro di lui.
Ma la cosa più incredibile di tutte è che Podere Gonzaga aveva un’anima e questa, seppur malconcia, era tutt’altro che doma. Forse era la sua storia o la nobiltà della famiglia Origo che lo aveva fatto costruire, o forse tutte queste cose messe insieme, ma era chiaro che Podere Gonzaga o meglio PoGo (come avevamo scelto di chiamarlo) non era un podere qualunque. Aveva personalità e stile, le stesse caratteristiche che da sempre hanno guidato tutte le nostre scelte. Ora PoGo si è trasformato in un meraviglioso casale, accogliente come il parco naturale di Lucciolabella che lo circonda e sarà proprio lui, sì, saranno PoGo e i nostri collaboratori ad accogliervi con tutto l’amore che questo luogo magico emana…
PoGo (Podere Gonzaga)
he dire, sono lusingato da una presentazione del genere. Giovanna e Michele mi vogliono molto bene, si sono innamorati di me e anche se la loro mente è spesso a Milano so bene che il loro cuore è sempre qui dentro di me..
E’ arrivato il momento di presentarmi. Il mio nome è Podere Gonzaga ma Giovanna e Michele giocando con le mie iniziali mi chiamano PoGo. Sono stato costruito negli anni ‘30 del Novecento come casa colonica per i mezzadri della Famiglia Origo, su progetto dell’Architetto Pinsent. Accoglievo una numerosa famiglia di contadini che lavoravano le terre della Val d’Orcia, nel comune di Pienza. Il motivo per cui mi chiamo così è in parte avvolto nel mistero ma, secondo le indicazioni dell’antico catasto leopoldino, la terra su cui sorgo era di proprietà di quel Papa Piccolomini che rifondò Pienza secondo i dettami della città ideale del Rinascimento, e che ne fece dono alla famiglia Gonzaga di Mantova da cui fu ospitato quando ancora era cardinale.
Dopo anni di onorato servizio rurale i cambiamenti cui si assistette nel secolo scorso fecero sì che il sistema della mezzadria fosse abbandonato ed anche io subii lo stesso destino. Giacevo nel cuore di questa splendida valle davanti al fiume Orcia in una località denominata Lucciolabella, e mentre il territorio in cui mi trovo diveniva nel 2004 patrimonio dell’umanità, diventando sito UNESCO e Riserva Naturale, di me sembrava non interessarsi più nessuno.
Finchè un giorno Giovanna e Michele passando davanti al mio antico cancello mi notarono e si avvicinarono al mio portone. Fu per me una emozione unica. Cercai di fare tutto quello che potevo per attrarli. Ero sicuro che di fronte alle mie mangiatoie in pietra ed ai miei pavimenti in cotto antico si sarebbero accorti della personalità e della fierezza che ha sempre contraddistinto la mia vita di casolare di campagna e, sebbene fossi un po’ trascurato, si sarebbero innamorati di me dandomi l’opportunità di nascere a nuova vita.
E così è stato. Un brillante medico e un musicista affermato hanno compiuto il miracolo e mi hanno rianimato. Ed ora che il restauro è terminato e mi vedo riflesso nei finestrini delle auto che sostano davanti al mio portone stento ancora a riconoscermi.
Giovanna e Michele parlano con me come se fossi un essere umano. Forse perchè nonostante sia un casolare in pietra e mattoni si sono accorti che anche io ho un’anima. Un giorno Michele seduto nel grande salone al pian terreno scherzando con Giovanna le ha detto: “ora che Pogo è diventato uno di noi perché non gli diamo un volto e un corpo? E così un giovane artista toscano mi ha creato. Giovanna e Michele gli hanno descritto il mio carattere forte, la mia fierezza, ma gli hanno anche parlato del mio fascino e della mia grazia.
Venite a conoscermi!